fbpx

Pupi Avati

Pupi Avati. Regista. Frequenta la facoltà di Scienze Politiche a Bologna, poi si impiega in una ditta di surgelati e si occupa di jazz. Dirige il suo primo film nel 1968, “Balsamus, l’uomo di Satana”, cui segue l’anno successivo “Thomas, gli indemoniati” che in Italia non riesce ad uscire ma vince un premio al Festival di Locarno.  Due anni più tardi con “La casa delle finestre che ridono”, premiato al Festival del film fantastico di Parigi, colpirà la fantasia di molti giovani. Con “Jazz band” (1978), vince fra l’altro il premio della critica a San Sebastian. Con il suo “Aiutami a sognare” Mariangela Melato vince nel 1980 il Nastro d’argento e il David di Donatello come miglior attrice. Fra gli altri film diretti, “Dancing Paradise” (1982), il pluripremiato “Una gita scolastica” (1983), “Noi tre” (1984, premio speciale della Giuria al festival di Venezia), “Regalo di Natale” (1986), “Magnificat” (1993), “Festival” (1996) e “Il testimone dello sposo” (1997). Con “I cavalieri che fecero l’impresa” nel 2001 ha girato un vero colossal italiano. Nel 2003 gli viene assegnato il David di Donatello come miglior regista per “Il cuore altrove”.

 

L’archivio del Diavolo

Un cadavere in un sotterraneo. Un giovane parroco troppo ingenuo. Un’indagine su cui grava l’ombra del Male.

Quando don Stefano Nascetti viene tra­sferito alla parrocchia di Lio Piccolo, ab­bandonando sul nascere una bella car­riera nella curia veneziana, la sua non è una scelta: è una fuga dalla vendetta del questore Carlo Saintjust, a cui lo legano un tradimento e un’offesa mai dimenti­cati. Ma il tranquillo paesino nel Polesine non è il rifugio che si aspettava. È troppo pericoloso e ambiguo il fascino della gio­vane maestra Silvana ed è troppo orribi­le la storia che assieme a lei gli accade, letteralmente, di dissotterrare: quella del funzionario ministeriale Furio Momentè, scomparso mentre indagava sull’omici­dio commesso da un ragazzino, lasciando dietro di sé una compromettente valigia di documenti. Con il ritrovamento di ben due cadaveri di incerta attribuzione, il so­stituto procuratore Malchionda è costret­to a riaprire un caso che aveva chiuso con eccessiva fretta. Ma sulle ricerche degli inquirenti, sia a Venezia sia a Roma, si stende l’ombra velenosa di un Male molto più antico e inspiegabile di quello com­messo da qualunque omicida. In questo nuovo romanzo gotico, che mescola con sapienza thriller e horror, suggestioni letterarie e superstizione po­polare, Pupi Avati ci riporta nei luoghi e nelle atmosfere del Nordest contadino degli anni Cinquanta. Mentre le vite dei personaggi corrono verso il loro destino, la mano di un grande narratore ci trascina in un intreccio senza scampo, in un mon­do antico fatto di terra, acqua e mistero, intriso di verità troppo terribili per poter mai essere davvero rivelate.

03/10/2020 - .