“ERA LA SICILIA DEL TEMPO DEGLI DEI”: ROGER PEYREFITTE A TAORMINA
«Scelsi, per assicurare la tranquillità del mio lavoro, la casa degli Strazzeri, via Rotabile Castelmola, all’estremità della città, dal lato della montagna.
Avevo, inoltre, la vicinanza di un bosco di cipressi, nel quale andavo a lavorare a mio piacimento, avendo tutta un’attrezzatura a tal uopo: un sacco a pelo che stendevo per terra, un cuscino per appoggiarmi al fusto di un albero vicino e che aspirava con la lingua gocce di resina: era la Sicilia del tempo degli dei.
Cambiamento completo di scenario in quella parte di città per via delle innumerevoli case che vi sono state costruite. Quella in cui avevo abitato era irriconoscibile, perchè aveva perduto la sua insegna, il grande blasone con le armi del barone baltico Karl Stempel, al quale ero succeduto.
Alessandro fece delle fotografie nelle stanze che io avevo occupato e in particolare nella camera dove un grande ritratto raffigurava il padre del barone, in piedi, vestito di un soprabito foderato di pelliccia e con la mano posata sul rescritto imperiale che gli accordava delle terre in Curlandia».
L’autore di queste righe è il grande scrittore francese Roger Peyrefitte (1907-2000), celebre e versatile penna, intellettuale pungente e provocatore.
Vero e proprio scardinatore di costumi e convenzioni, scrisse a Taormina, nel corso degli anni Cinquanta, diciassette dei suoi romanzi, scegliendo di abitare la casa che, prima di lui, aveva occupato il barone Stempel, amico personale del principe russo Yussupov, universalmente noto come l’assassino del monaco e mistico Rasputin. Quando Peyrefitte si trasferì a casa Strazzeri, i padroni di casa, avevano conservato preziose suppellettili e mobili avuto in dono dal barone, tra cui un grande ritratto del padre di Stempel e uno scrittoio antico poi usato dallo stesso Peyrefitte.
Per un certo periodo, campeggiò sulle pareti della casa il grande blasone del barone, raffigurante un chiodo che trafigge lo scudo: secondo l’arguto Peyrefitte si trattava di un chiaro riferimento alla fermezza di carattere della famiglia Stempel.
In un’intervista del 1991, Roger Peyrefitte disse di voler essere ricordato «come l’amante della Sicilia, dell’Italia e della Grecia, tre paesi uniti nel mio cuore come unite sono state le loro civiltà».
Autore molto prolifico, spaziò dal romanzo ai saggi storico-politici ed alle biografie.
Esordì, nel 1943, con Le amicizie particolari, romanzo ritenuto ampiamente autobiografico; prese di mira il sistema di potere che ruota attorno al Vaticano ne Le chiavi di San Pietro; Le fine delle ambasciate rivelarono, invece, scandali ed indiscrezioni dell’ovattato ambiente dell’alta diplomazia, in cui un ancor giovane Peyrefitte iniziò a far carriera; scrisse con sferzante ironia dei suoi connazionali ne I francesi.
L’Università di Palermo, nel 1992, volle insignire Roger Peyrefitte di una laurea honoris causa per celebrarne le straordinarie doti di libero pensatore, intendendo forse mandare un segnale, da un angolo di Sicilia, alle altisonanti Istituzioni del suo Paese natale che per decenni lo avevano tenuto lontano perché intellettuale troppo scomodo ed anticonvenzionale.
Nel 1998, la Città di Taormina lo volle cittadino onorario, appena due anni prima della sua morte. L’immagine dell’amata Taormina resterà tra i suoi ricordi più cari.
Sulla sua tomba, al glorioso cimitero monumentale “Pere Lachaise” di Parigi, volle solo una parola a perenne memoria: “Taorminese”.